venerdì 30 marzo 2012

Una prima possibilità concreta: rigenerare le cartucce dei toner per stampanti

Con le cartucce dei toner esausti il cammino è più semplice ed il mercato c'è. Bisogna vedere se ne vale la pena perchè la concorrenza è agguerrita.

Smaltimento dei toner e semplificazioni normative per le aziende

EcoBOxCarta, ancora pile di carta in ufficio: nonostante l’avanzare delle tecnologie sembra impossibile rinunciare alla stampa dei documenti! E sì che anche qui le innovazioni non mancano Eppure, il consumo ancora eccessivo di carta si porta dietro il consumo (ancora eccessivo) dei toner. E quando la cartuccia finisce o si getta oppure si ricarica…
Ogni anno nel nostro Paese vengono utilizzati circa 350 milioni di cartucce per stampante ma solo il 10% una volta esaurite vengono rigenerate dalle aziende specializzate, che in questo modo producono circa 2 milioni di toner l’anno.
Secondo la normativa vigente le cartucce per stampanti esaurite sono considerate un rifiuto speciale non pericoloso, destinate in discarica o conferite ad un impianto autorizzato al recupero, per la successiva rigenerazione.
Gli adempimenti burocratici sono costituiti dall’obbligo di emissione del Formulario Identificativo dei Rifiuti (FIR) e la registrazione sul Registro di Carico/Scarico rifiuti.
Recentemente, il Ministero dell’Ambiente in attuazione del Dlgs 152/2006, con l’emanazione del Decreto Ministeriale 22 ottobre 2008 ha introdotto un regime semplificato che riguarda le cartucce esaurite di toner per stampanti laser, cartucce di stampanti inkjet, e cartucce di nastri per stampanti ad aghi individuate con il codice CER (Catalogo Europeo Rifiuti) 080318.
La semplificazione prevede - per la raccolta e il trasporto di quantitativi non superiori a 30 kg al giorno - la possibilità di utilizzare il documento di trasporto ex Dpr 14 agosto 1996 n. 472 in sostituzione del formulario previsto dal Dlgs 152/2006 (a condizione che non vi siano depositi intermedi), con l’utilizzo di imballi tipo “eco box“.
Inoltre è prevista l’iscrizione semplificata, alla sezione territoriale competente dell’Albo nazionale gestori ambientali, per le imprese che effettuano il trasporto dei rifiuti per conto terzi in via non principale, sempre per quantità non superiori ai 30 kg giornalieri. Questa semplificazione è stata estesa anche ai trasportatori di toner classificati pericolosi.
Bisogna considerare che gli utenti che portano le proprie cartucce esaurite ad un’azienda specializzata per la rigenerazione, riacquistandole riempite, riducono la produzione di questo tipo di rifiuto ma è anche vero che il rispetto degli adempimenti burocratici previsti per la rigenerazione delle cartucce costituisce una sorta di limitazione dello sviluppo del mercato per le aziende del settore che, con la loro attività imprenditoriale, contribuiscono alla tutela ambientale.
Di conseguenza, è utile individuare ulteriori semplificazioni che incentivino gli utenti a servirsi di prodotti riutilizzabili e quindi maggiormente ecocompatibili.

martedì 27 marzo 2012

Come nasce un progetto di recupero rifiuti

NEL 2008: (copia incolla da: http://www.esseresostenibili.it/ambiente/rete-in-franchising-per-guadagnare-dai-rifiuti/)
Si chiameranno Ecopunti e costituiranno una rete in franchising di postazioni per il recupero dei materiali di scarto. Il primo verrà inaugurato il 13 settembre a Moncalieri, nella periferia di Torino a cura di Recoplastica, azienda piemontese che sta lanciando questo progetto. E sempre il 13 settembre, a Moncalieri ( e a fine settembre a Messina), Recoplastica organizzerà un incontro con oltre 1400 amministratori pubblici, aziende e privati cittadini per spiegare come immagazzinare e compattare i rifiuti può essere un business. La notizia è riportata da un bel reportage uscito sull’Espresso in edicola questa settimana a firma di Maurizio Maggi e Mariaveronica Orrigoni. Recoplastica in pratica vuole fornire un servizio efficiente di raccolta differenziata soprattutto il riutilizzo dei materiali di scarto. Stando all’articolo pare l’azienda prometterebbe 2mila euro netti al mese a chi gestisce in franchising e riesce a far fruttare al meglio un Ecopunto che ricicla plastica, vetro, alluminio, carta e cartone. Una bella cifra, non c’è che dire, interessante anche e soprattutto per molte amministrazioni fino ad oggi inefficienti in questo campo.
Sempre stando all’Espresso, che ha intervistato Giancarlo Longo, direttore del Conai, Il Consorzio nazionale privato per il recupero degli imballaggi, il giro d’affari del settore del recupero e della preparazione per il riciclaggio è più che raddoppiato dal 2002 al 2007 passando da 2,1 a 4,7 miliardi di euro e le aziende attive sono, in Italia, circa 3500.
E le aziende che usano materiali di riciclo per fare i loro prodotti vedono aumentare ordini e fatturati. Come, per fare qualche esempio, le Ceramiche My Way che crea mosaici utilizzando siringhe, fiale e flebo che vengo o trasformate in vetro; oppure i bijoux creati da Giulia Pesante ricavati da trucioli di alluminio, ma anche felpe in plastica riciclata di Patagonia.
Insomma, i rifiuti non sono soltanto un costo, ma possono avere una seconda vita, redditizia per di più, chi sa aguzzare l’ingegno. Ci si augura che, singoli a parte, anche le amministrazioni pubbliche, quasi sempre in rosso, imparino come fare da Recoplastica.
Nel 2011: un post piuttosto esplicativo di Mikela:
mikela /
la frottola degli ecopunto è solo una bufala per spillare soldi alla gente. Solo chi già gestisce una discarica accede ai quantitativi che davvero lo fanno guadagnare. Non prendete in giro la gente, andate a verificare, io l’ho fatto. Altrimenti non si spiegherebbe perchè gli stessi comuni non lo fanno. Quello dei rifiuti è un settore blindato. Come mi fu detto da un dipendente di un edopunto: se fosse stato un buon affare, non sarebbe stato affare vostro.

La mia opinione è che purtroppo in Italia ed anche in Europa esistono delle normative particolarmente burocratiche che rendono di fatto questa idea, alla sua base condivisibile, difficilissima da realizzare, pertanto puntando proprio sul fatto che si tratta di una buona idea, molti furbetti si attivano per attirare capitali o consensi (politici), ma poi quando si deve realmente mettere in pratica i progetti le cose si fermano, si comlicano, finiscono...

NON MI VEDRETE MOLLARE SU QUESTO TEMA FINCHE' QUALCUNO, DEL COMUNE, DELLA REGIONE, DEL GOVERNO, non mi dirà chiaramente ed in forma scritta le motivazioni per cui questo progetto non si può realizzare. Se siete interessati all'argomento seguite questo blog e contribuite con commenti.
 

sabato 24 marzo 2012

Ecopunto Recoplastica

Per chi avesse ancora dei dubbi invito a leggere tutti i posti, fino ad oggi su questo link; http://www.esseresostenibili.it/ambiente/rete-in-franchising-per-guadagnare-dai-rifiuti/
Direi che a questo punto la raccolta di informazioni sul progetto recoplastica può dirsi terminata.
Un saluto a tutti i lettori.

venerdì 23 marzo 2012

RICEVO E COSI' PUBBLICO DA LATINA

Ciao mi fà piacere condividere con altre persone la passione per una attività che sembra facile ma che nessuno
fino ad ora è riuscito seriamente ad attuarla, sono di Latina e sinceramente sono oramai passati 2 anni dalla mia
ultima mail alla Recoplastica società che si spacciava di avviare degli Ecopunto in franchising ma che fino ad oggi
non si hanno più notizie, tranne l' Ecopunto di Moncalieri e Isernia.
La mia idea sarebbe quella di aprirne uno nella mia provincia ma so che il trasporto dei rifiuti non è una cosa semplice
sapresti consigliarmi come avviarlo?

Aspetto una tua risposta in merito
Grazie

Addendum al post precedentel

Mi aveva attirato il link ( BELICEAMBIENTE SPA (IN LIQUIDAZIONE) )  perchè risultava da una ricerca su Google "rifiuti come risorsa". Ma mi ha colpito immediatamente l'intestazione, ovverosia che l'azienda è in liquidazione. Sembra proprio che con i rifiuti non si riescano a fare grossi affari. Sarà vero?

giovedì 22 marzo 2012

Guardate questo link

http://www.beliceambiente.it/rifiuti_come_risorsa.html

In questi giorni ho letto che le aziende che lavorano per la raccolta rifiuti per il Comune di Torino sono in grossa difficoltà perchè le cooperative che si occupano di gestire quel poco di differenziata non vengono pagate e la gara per privatizzare la azienda di raccolta è andata deserta.
Ora dal sito del Comune le cose sembrano diverse: http://www.comune.torino.it/regolamenti/280/280.htm#art05
ed in particolare si dice:

Articolo 5 - Recupero dei rifiuti
1.   Ai fini di una corretta gestione dei rifiuti urbani la Città di Torino si impegna a favorire la riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti attraverso:
a)   il reimpiego ed il riciclaggio;
b)   le altre forme di recupero per ottenere materia prima dai rifiuti;
c)   l’adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l’impiego di materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi.
2.   Il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero di materia prima debbono essere considerati preferibili rispetto ad altre forme di recupero.
3.   È prevista la possibilità di stipulare accordi o contratti di programma con soggetti economici interessati, con particolare riferimento al reimpiego di materie prime e di prodotti ottenuti dalla raccolta differenziata.

Mi informerò e pubblicherò i risultati che mi verranno forniti

martedì 20 marzo 2012

Aspetto i vostri contributi

Ricordo al lettore che i post sono in ordine dal più recente al primo, per cui per una lettura coerente vanno letti dal più vecchi a quello odierno. La discussione, invece, mi auguro seguirà un andamento progressivo, sperando che le informazioni che ho cercato di raccogliere possano essere utili e possano essere integrate da altre informazioni. Faccio notare che, a quanto mi risulta, non esiste da nessuna parte alcuna concreta iniziativa in questo senso che, se organizzata per tempo secondo metodiche a norma di legge, potrebbe essere una novità per tutti ed una nuova risorsa in un paese come il nostro che a parte la fantasia di risorse ne ha ben poche.

Ma perchè riciclare i rifiuti è così difficile?

La mia impressione è che la burocrazia e la necessità di permessi eccetera, con responsabilità mi hanno detto anche penali, crei molta difficoltà nell'avviare progetti nel settore.
Da wikipedia traggo"  Nel prezzo degli imballaggi messi in commercio è previsto, infatti, un contributo che i produttori devono versare al consorzio che si occupa della gestione delle operazioni di recupero e riciclo (CONAI per l’Italia)"
Quindi vi sono dei consorzi che prendono dei contributi per ogni imballaggio messo in commercio.
Buona lettura: CONAI
La classificazione e la relativa marchiatura dell'imbalaggio affinchè venga riconosciuto nella selezione è tutt'altro che semplice:


Insomma qualche riflessione sulla facilità nel riciclare inizierei a farla. Ma bisogna farla perchè il sistema attuale è PERDENTE. Paradossarmente quello vincente è quello cinese dove in uno stesso enorme paese convivono consumatori paragonabili al modello occidentale che producono rifiuti che poi vengono riciclati dai più poveri che ne traggono beneficio. Viu sono addirittura piccole città che sviluppano la loro economia sul riciclo di materiale elettronico, con tanta capacità che addirittura vi arrivano container pieni di vecchi PC ed elettrodomestci da cui il Know-how dell'attività degli artigiani consiste nel riuscire ad estrarre dalle schede madri dei computer di vecchia generazione metalli rari che possono essere riutilizzati. La follia è fare arrivare là i container e non importare per esempio in Italia la capacità di tale lavorazione. Mi si dirà che là lavorano 24/h su 24 per pochi spiccioli. Temo che l'attuale crisi sia proprio la non sostenibilità di questo modello di sviluppo e dobbiamo iniziare a capire proprio come trarre beneficio da una risorsa che ancora per pochi anni continueremo ad avere in abbondanza, i RIFIUTI che se i consumi continueranno a calare come sta succedendo forse diventeranno meno "ricchi" di risorse riutilizzabili anche loro.
Le tabelle sono tratte da wikipedia.

Raccolta dei rifiuti a Barcellona

Ieri, casualmente, ho visto in TV un servizio su come si erano organizzati in certe zone di Barcellona, per la racolta dei rifiuti, in particolare dell'umido. Il servizio non era molto chiaro, perchè non faceva vedere tutti i passaggi, ma sostanzialmente al posto dei cassonetti vi erano dei piccoli contenitori in strada che, una volta introdotto dentro semplicemente il sacchetto di rifiuti, attraverso un lungo tubo faceva viaggiare con il sistema del vuoto pneumatico il pacchetto sino ad unacentrale dove, non si capiva bene in che maniera, veniva suddiviso da enormi macchinari in varie componenti. Certamente è a esaminare in maniera più approfondita di come ho potuto farlo io, ma mi sembra l'opposto del sistema di raccolta che mi sono riproposto di cercare di capire come fare a realizzare, ovvero la raccolta differenziata alla fonte per evitare o quantomeno ridurre il ciclo dei rifiuti e raccogliere già alla fonte (l'abitazione) quello che è riciclabile e rivendibile come materia prima (alluminio, carta, plastica, vetro).

lunedì 19 marzo 2012

Il progetto Garby

Questo progettoclicca qui per vedere la pagina
pur avendo senso, soprattutto per quanto riguarda il grafico ove si vede il ciclo dei rifiuti (vedi questo pdf), in realtà se esaminato nel dettaglio presenta alcune anomalie:
  1. Pur avendo una cura grafica non del tutto professionale ma accattivante e molto dettagliata, manca del tutto di riferimenti sulla parte fondamentale del progetto stesso: i compattatori. Se ne vede solo il disegno ma di dettagli tyecnici manco l'ombra.
  2. Si propone all'avventore di intraprendere l'avventura di concessionario. Normalmente i rapporti di vendita sul territorio sono regolati da contratti di agenzia, con specifiche zone riservate, oppure da contratti di francising che sono tutta un'altra cosa. Il "kit del concessionario" somiglia sinistramente al materiale per i venditori "porta a porta" rispetto ad un serio progetto imprenditoriale.
  3. Tutti i link elencati nella pagina "Garby nel mondo" fanno riferimento a materiale di vario tipo che nulla ha a che fare con l'azienda
  4. Considerando che se si entra in contatto con l'azienda si riceve quasi immediatamente il contratto da firmare con un quadro di opzioni di investimento da 29.000 € a 39.000 € il fatto che al telefono, per quanto mi riguarda, il mio interlocutore abbia cercato addirittura di mettermi fretta affinchè decidessi presto perchè c'era la fila di persone disposte ad investire mi ha vagamente insospettito e ricordato una esperienza vissuta parecchi anni prima ove, dopo avermi nominato Responsabile di zona di una Azienda attiva nel trattamento dell'aria, dopo un soggiorno da incubo vicino a Vicenza, raggiunta ovviamente a mie spese, me ne sono tornato a Torino con un blocco di carta intestata per gli ordini e qualche gadget, con l'indicazione di andare in giro per i negozi a vendere condizionatori. Punto.
  5. Con quanto detto sopra non voglio nella maniera più assoluta diffamare l'Azienda, se non esprimere le mie perplessità, che poi con i contatti avuti con le mail ricevute sono stati più che confermate.

Nel frattempo...

Inizio a ricercare su Internet e da Gennaio 2012 a fine Marzo 2012 parecchie persone mi scrivono, facendo riferimento al mio post sul sito relativo alla discussione sul progetto Recoplastica. A parte Recoplastica, di cui da quel poco che ne so si tratta di una iniziativa neppure praticamente partita, ma comunque sembra essere un argomento che interessa a molti, di cui molti sono competenti ed hanno già effettuato parecchie ricerche ma che, inspiegabilmente, per me perlomeno, non ha prodotto alcun effetto dal punto di vista delle attività imprenditoriali.
SCOPO DI QUESTO LUOGO DI DISCUSSIONE E' CONDIVIDERE LE INFORMAZIONI E LE ESPERIENZE AVUTE NEL SETTORE PER VEDERE SE E' POSSIBILE O SE NON LO E' PERCHE' NON LO E', CREARE UNA ATTIVITA' CHE ABBIA LE SUE BASI NEL RECUPERO DI RIFIUTI DIFFERENZIATI, E NELLA RIVENDITA A CENTRI DI RACCOLTA CHE LI RITRASFORMANO IN MATERIA PRIMA.

domenica 18 marzo 2012

Dopodichè...

Dopo un paio di giorni trovo sul sito di Beppe Grillo un link che mi porta al sito di una azienda, la nominerò in seguito, che propone una sorta di francising di apparecchi per la compattazione dei rifiuti e sostanzialmente l'idea, che trovo assolutamente condivisibile e richiama nel suo concetto la mia prima rifessione, di chiudere prima il ciclo di trasformazione dei rifiuti compattandoli con piccoli compattatori e rivenderli direttamente a centri da loro segnalati, attraverso accordi concordati. Mi insospettisce solo un pò il sito, con la pagina dei link molto generica,  ed il forte e costante riferimento a facili guadagni, simboli di €, insomma il classico modo per attirare i più ingenui.

Ad ogni modo, se comunque decido di contattare l'azienda, inizio a cercare di trovare informazioni su internet relativamente a questa tipologia di business. Non trovo nulla. O quasi nulla per la verità.
In effetti trovo aperta una discussione qui:Il progetto recoplastica dove inserisco una mia mail per sapere se vi sono persone che ne sano qualcosa dell'azienda in questione. Ricevo tante mail da persone interessate a notizie su Recoplastica, sul riciclo dei materiali in genere, a dimostrazione che comunque l'argomento interessa. Nel frattempo vengo contattato da un rappresentante della ditta che forza per fissarmi un appuntamento entro dicembre, io non sono lbero nei tempi stretti che mi vengono proposti e pertanto nonostante l'interlocutore mi metta fretta sostenendo vi siano tante persone interessate ad accaparrarsi le zone a Torino, rimando l'incontro a Gennaio 2012.

Forse Finalmente ci siamo!

Allora, dopo aver tentato invano di utilizzare facebook, sembra che con blogger possa finalmente realizzare la mia idea. Riunire tutti coloro che mi avevano inviato una mail perchè avevo inserito il mio indirizzo in un post, su una unica piattaforma dove riunire domande e risposte. Il tema sono i rifiuti ed in particolare se è possibile utilizzarli come una vera e propria risorsa. Mi è venuto in mente esaminando i 4 sacchi della spesa che un giorno sì (e spesso l'altro pure) porto a casa per i consumi di una famiglia di 4 persone. Si tratta per lo più di contenitori, pertanto scatole in cartone che a loro volta possono contenere scatole di alluminio, plastica, contenitori di plastica, PET.  Quello che viene effettivamente consumato è davvero poco. Considerando il fatto che molti dei prodotti acquistati, probabilmente i più convenienti, sono prodotti o marchiati dal supermercato stesso, che ne penserebbe il supermercato se gli acquirenti oltre a portarsi dietro le buste della spesa da casa si portasse dietro la carta, l'alluminio, la plastica, il vetro ed il PET, ricevendone in cambio per esempio dei buoni spesa. Il supermercato fidelizzerebbe ulteriormente il cliente e vi sarebbe un vantaggio reciproco. Ma pensai, certo che se le grandi catene di supermercati che ormai hanno il monopolio della grande piccola e media distribuzione non lo hanno ancora realizzato sarà perchè non vi è una convenienza economica. Riciclare costa di più che ricostruire.